Nelle cantine del cinquecentesco Palazzo Orsucci, all'angolo tra via Cesare Battisti e Via S. Giorgio, si trovano i resti di una domus romana, detta “del fanciullo sul delfino”, risalente al I secolo a.C. e ristrutturata in età augustea. Questa abitazione, di cui si possono ancora oggi vedere i muri di alcuni vani, aveva un bel portico affacciato su un decumano, una delle strade che formavano la caratteristica scacchiera dell'urbanistica romana, incentrata sul foro.
In epoca augustea la domus venne ristrutturata con una sorta di “rito di rifondazione” a seguito probabilmente di un cambio di proprietà: sono stati rinvenuti frammenti di una coppa a vernice nera e di un altare in terracotta, probabilmente dedicato ai Lares familiares, le divinità protettrici della famiglia e della casa, forse distrutto dai nuovi proprietari per essere sostituito dal loro. Vicino a questo si è trovato, un fibula di bronzo e un vasetto contente le ceneri di quello che sembra un sacrificio; tutti e due questi oggetti sono infatti stati volutamente interrati sotto un anfora, in una sorta di rituale voluto dai nuovi proprietari che in età augustea rifecero la domus.
Questi interventi avvennero nel periodo in cui tutta la città è coinvolta in un rinnovamento edilizio che comprende la ristrutturazione del foro e la costruzione del teatro proprio nel quartiere in cui si trova questa domus. Tutto questo isolato romano viene ricostruito grazie alla grafica 3d in un interessante filmato visibile all'interno della sale multimediale del museo, dove, tra gli altri reperti, sono esposti un sesterzio del 14 d.C. con l'effigie di Tiberio e i frammenti della bella lastra con un fanciullo che cavalca il delfino da cui la domus prende il nome.
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