Questa bella chiesa, detta anticamente S. Giusto “de arcu” perché si trovava vicino al Canto d'Arco, era presso un'area molto importante dove sorgeva palazzo dei re longobardi (curtis regia) e la zecca.
La chiesa fu ricostruita nel XI e XIII secolo su un edificio già esistente nel 1040 con i lavori che si protrassero fino al XIV secolo fino alla realizzazione della parte alta del campanile.
La facciata, in arenaria grigia, prosegue nella parte alta alternando questa pietra a filari di calcare bianco in una bicromia che fa da sfondo a due finte logge sovrapposte. Nella parte bassa si aprono tre portali, di cui quello centrale è uno dei capolavori della bottega di Guidetto: ai lati dell'architrave decorato a girali vegetali, due figure umane reggono altrettanti leoni aggettanti mentre la lunetta interna è delimitata da una ghiera bicolore su due mascheroni di ispirazione classica.
Nella seconda metà del XVII secolo, in occasione dell'insediamento nella chiesa della Confraternita della Madonna dei Miracoli, furono promossi una serie di lavori che cambiarono l'interno della chiesa: l'architetto Giovanni Maria Padredio realizzò una seri di stucchi e affreschi per trasformare l'edificio romanico in uno scrigno che contiene al suo interno una perla di barocco ispirato allo stile borrominiano.
Tra i vari dipinti di questo periodo ospitati nella chiesa vanno segnalati la “Natività” di Giovanni Marracci e la “Madonna tra i SS. Francesco e Apollonia” di Girolamo Scaglia. L'effigie della “Madonna dei Miracoli”, ora spostata sull'altare laterale sinistro, troneggiava sull'altare maggiore dove oggi si trova la riproduzione della Grotta di Lourdes, molto venerata dai fedeli.