La chiesa dei SS. Giovanni e Reparata può essere considerata come il luogo della predestinazione: il 18 febbraio 1864, durante le solenni esequie del padre Michele, morto appena cinquantenne dopo una breve malattia, Giovanni Pacini pronunciò l’orazione funebre.
L'accenno ai parenti sopraffatti dal dolore non poteva mancare, e neppure l'affermazione che una dinastia musicale così gloriosa fosse destinata ad essere proseguita:
«Voi, fratelli dilettissimi, a cui i sensi di cristiana carità sì caldamente parlano al cuore, ben volgerete un pensiero alla ottuagenaria Madre (Angela Cerù), ad una desolata Sposa (Albina Magi), a sei tenere fanciullette (le sorelle Otilia, Tomaide, Nitteti, Iginia, Ramelde e Macrina), ad un garzoncello (Giacomo), solo superstite ed erede di quella gloria, che i suoi antenati ben si meritarono nell'arte armonica, e che forse potrà egli far rivivere un giorno».